La nave vibrò gentilmente, mentre I proiettili ad alta velocità lasciavano i cannoni magnetici.
Dodici persone rimasero in silenzio a guardare una proiezione olografica della battaglia.
Dopo quattro minuti, il vascello nemico si illuminò di rosso. Una volte. Due volte.
Tutti si voltarono verso una superficie a specchio nell’istante preciso nel quale cambiò colore, diventando una finestra verso il vuoto spaziale. In lontananza, un’esplosione disperse gas, detriti e persone nello spazio.
“Nave nemica distrutta, Capitano. Era l’ultima. Abbiamo controllo dell’orbita alta e spazio limitrofo.” Disse uno degli aiutanti del ponte. “Ho una chiamata meeting in arrivo dagli atri capitani.”
“Mandala alla sala conferenze.” Era un ordine, come sempre, ma la voce del capitano tradiva i dubbi che nutriva nei confronti della missione. L’espressione di Fearghas era immutabile, appariva sempre stoico, calmo e logico. Mostrate il proprio dubbio di fronte agli uomini era segno di debolezza, che non poteva permettersi. Né ora, né mai. Poteva essere sé stesso solo con il suo secondo in comando, Corben.
“Perché siamo qui Corben, su questo pianeta dimenticato?”
“Per controllare i settori intorno al fronte principale, per tagliare eventuali…”
“Non ripetermi quello che ha detto il comando. È una scusa e lo sai anche tu. Questo settore non ha la minima rilevanza strategica. I suoi punti di salto non offrono vantaggi. Non è ricco in elio, idrogeno o Lumen. Era scarsamente difeso. Anzi, non la chiamerei proprio difesa quella che abbiamo affrontato.”
Smise di parlare appena raggiunse la sala conferenze. Il capitano strisciò la sua mano sul tavolo e 6 figure olografiche presero forma intorno ad esso. Un piccolo proiettore scannerizzò Fearghas. Una volta che la scansione fu terminata ed inviata, gli altri capitani lo salutarono, confermando la sua presenza nel meeting virtuale.
L’ufficiale di grado più alto iniziò a parlare. “Lo spazio intorno HOKLAS-4 è nostro, possiamo procedere con il piano.” La sua voce era fragile, segno di età avanzata mai frenata da trattamenti medici. Il suo mento era lungo, anche per i membri della sua specie, ed estremamente peloso. Le antenne sulla sua testa si muovevano alternatamente, come un’altalena.
“Qual è il piano? Perché questa segretezza?” Chiese il capitano più giovane, quasi urlando. Era nervoso. La sua nave fu la prima ad iniziare l’attacco e fu l’unica a ricevere dei danni. Voleva sapere di più prima di rimettere in pericolo la sua ciurma per questa missione.
“Faremo un test sul campo di una nuova arma. Ordine dal Concilio Nigama.” Continuò il vecchio capitano. “Abbiamo finalmente costruito un collimatore ad alta energia basato sul Lumen. Lo useremo su questo pianeta, come dimostrazione di forza.”
“Signore, è necessario?” chiese Fearghas. Tutti iniziarono a fissarlo. “HOKLAS-4 ha circa un miliardo di abitanti e non è di importanza strategica…”
“Sono un miliardo di persone pronte a prendere le armi per difendere fanaticamente il loro leader, per il loro mandato divino di regnare sulla galassia. Dormirò sogni più tranquilli sapendo che ce ne sono di meno nell’universo di quella feccia, Fearghas.” Disse uno dei capitani. Aveva ancora in volto i segni di ustione di armi al plasma. La sua pelle è stata riparata in modo abbozzato e veloce, giusto per renderlo operativo. Un’operazione pratica, militare, non elegante da clinica privata.
Il vecchio alieno continuò “Sul mio pianeta lo facemmo a Lopunnavan. Sulla Terra era a Hirosuma? Hirosama?”
“Hiroshima and Nagasaki, signore.” Rispose Fearghas. “Capisco, una dimostrazione di forza per porre fine alla guerra.”
“L’arma è al momento in viaggio FTL, arriverà al punto di salto in mezz’ora. Voglio la flotta in formazione difensiva a bolla non appena uscirà dal canale di salto. Siete congedati.”
Tutte le figure sparirono dalla stanza ed i proiettori olografici si ritirarono all’interno del tavolo.
“La vedo preoccupato capitano. Non è convinto?”
Fearghas diede voce ai suoi dubbi, continuando a guardare lo spazio prima occupato dall’ologramma dell’alieno.
“La bomba atomica usata sulla Terra faceva parte di una corsa. La guerra sarebbe stata vinta da chi l’avrebbe completata per prima. Ed avrebbe poi agito da deterrente. La guerra contro l’Impero Trygonel è diversa. Loro già anno la superarma. L’hanno usata su lune ed asteroidi. Per dimostrare la loro superiorità e farci correre, per impaurirci. Abbiamo rinforzato i nostri Mondi Premiere, lasciando le frontiere indifese. Dobbiamo mostrare che abbiamo anche noi la tecnologia, per farli riconsiderare come approcciare la guerra a livello strategico. Ma non dobbiamo usarla su un pianeta popolato.”
“È per mostrare di non aver paura di usarla su civili, su bersagli soffici. Per dimostrarci forti”
Fearghas batté i pugni sul tavolo. Ora stava urlando. “Forti? Forti? I Trygonel sono fanatici. Ci hanno preso in giro fino ad ora con la loro superiorità tecnologica. Se useremo una super arma su civili, inizieranno ad usare anche le loro sui nostri civili!”
Fearghas respirò affannosamente per un minuto. Poi si ricompose. “Non possiamo permetterlo.”
Il capitano si diresse velocemente sul ponte di comando. Prese il suo posto sulla sedia di comando. Rimane fermo in silenzio per un paio di minuti. Guardando ai suoi uomini. Attivo l’interruttore per il canale di comunicazione per l’intera nave. Osservò le griglie del microfono per un lungo minuto. Fece un respiro profondo ed iniziò a parlare.
“A tutte le donne e gli uomini a bordo di questa nave. Qui è il Capitano Fearghas. Oggi scriveremo la storia. Ma non come possiate aspettarvi. Ho scelto personalmente molti di voi per lavorare a bordo della Xenofonte. Avevo bisogno di uomini leali e giusti per svolgere al meglio il nostro lavoro. Facciamo parte dell’armata intercorporativa della Nigama Savieniba. Il nostro potere è al di sopra di quello delle semplici corporazioni, il nostro compito è quello di risolvere le loro dispute, di proteggere i deboli dalle loro meschine manipolazioni e dall’avidità eccessiva. Nostro è il compito di lavorare con un’etica spesso dimenticata in questa galassia. Questa guerra ha già preso la sua parte. Abbiamo perso famiglie, amici, case, pianeti, risorse. Ma non dobbiamo lasciare che la guerra ci cambi, altrimenti diventeremo come i nostri nemici. Oggi, ci è stato ordinato di sparare con una super arma su un pianeta indifeso Trygonel. Uccidere un miliardo di anime solo per fare una dichiarazione. Una dichiarazione terribile, in quanto la guerra potrà solo peggiorare dopo un simile attacco su civili. Ignorerò quest’ordine. È ammutinamento, verremo chiamati traditori e saremo sottoposti a corte marziale qualora verremmo catturati. Ma la mia coscienza mi impedisce di rimanere a guardare mentre viene perpetrata questa atrocità. A tutte le persone in ascolto: se rimanete su questa nave sarete dei traditori della Nigama. Vi offro una scelta. Imbarcatevi sulle scialuppe di salvataggio se non volete avere a che fare con questo ammutinamento. Se volete rivedere i vostri cari. Rimanete qui se volete scrivere la storia, anche se ciò vorrà dire essere i nemici, i traditori. Avete venti minuti per prendere questa decisione. Voglio la nave in assetto da battaglia cinque minuti dopo.”
Dalla Xenofonte non partì una singola scialuppa di salvataggio. Le navi dell’esercito intracorporativo erano come isole. Nazioni indipendenti, ognuna costruita per uno scopo specifico. Questo garantiva una forte lealtà della ciurma verso il capitano, necessaria per combattere le corporazioni, esperte in manipolazioni e corruzione.
Da un osservatore esterno tutto si stava svolgendo regolarmente. La Xenofonte prese parte alla formazione a bolla con le altre navi. Quarantatré secondi in ritardo rispetto alla previsione il collimatore emerse dal canale FTL.
Era un cilindro lungo un chilometro, con un ponte, qualche motore ed una centrale di energia attaccate senza cura della forma finale. Era estremamente utilitaristica. Non era un’erma elegante con la quale mostrare al nemico quanto i propri ingegneri e designers erano capaci.
L’arma doveva raggiungere lo spazio limitrofo al pianeta per sparare. I suoi motori sputarono energetiche fiammate di plasma nel vuoto. Erano di classe civile, sottodimensionati per la massa che dovevano spostare. Il cannone iniziò ad accelerare molto lentamente.
Le altre navi furono impreparate a ciò e si allontanarono più del dovuto, allungando la formazione difensiva, lasciando le navi di punta troppo lontane per poter rinforzare quelle nelle retrovie. L’opportunità perfetta.
La Xenofonte iniziò l’attacco. Il suo potente raggio traente ellenico colpi la superarma, fermandola. Le altre navi impiegarono più di un minuto per capire cosa stava accadendo ed erano troppo lontane per agire prontamente alla situazione. L’unica nave capace di colpire la Xenofonte in tempo era l’altra che faceva parte delle retrovie, ma era anch’essa di classe difensiva, senza la potenza necessaria per fermare una nave della stazza della Xenofonte.
Ogni motore della Xenofonte si accese a massima potenza, inclusi tutti i reattori secondari di manovra. La nave divenne un proiettile, intenzionata a speronare la super arma con tanta energia cinetica fosse riuscita ad accumulare.
Gli scudi della Xenofonte si illuminarono, colpiti da colpi di cannone, sparati nella vana speranza di fermarla.
L’impatto fu tremendo per ambo le parti. La superstruttura cilindrica dell’arma si ruppe nel punto di impatto, con le lenti del sistema collimante infrante. La Xenofonte non perse quantità di moto e continuò la sua corsa, fuoriuscendo dalla parte opposta della struttura.
Dall’esterno, era un meraviglioso spettacolo silente di distruzione. Per le persone all’interno della Xenofonte era tutt’altro. Il metallo urlava di dolore mentre si scaldava, piegava e rompeva per via dell’impatto violentissimo. Gli smorzatori inerziali non furono sufficienti a proteggere la ciurma, che fu lanciata in ogni direzione. Interi sistemi fallirono. Se sirene degli allarmi non smettevano di suonare. Paratoie di emergenza si attivarono su tutta la nave. Fearghas rimase sulla sua sedia, calmo come sempre, dando ordini come se fosse un’altra battaglia di routine.
I motori della nave si spensero. I suoi scudi si disattivarono. Era un bersaglio facile, continuando a viaggiare su una traiettoria prevedibile.
La super arma era oramai irrimediabilmente rovinata. Miliardi di crediti ed anni di ricerche perse in un istante.
Le altre navi iniziarono a sparare. Dozzine di proiettili colpirono la Xenofonte, rompendo la sua corazza. Colpi laser cercavano di sciogliere la parte esterna per esporre i sistemi sensibili interni. Nonostante i danni, la nave era ancora attiva. Non fuoriusciva gas, non c’erano incidenti di depressurizzazione.
Alcuni dei cannoni della Xenofonte si attivarono. Nascoste nella pioggia di proiettili c’erano testate EMP. Furono individuate troppo tardi e le navi avversarie si disattivarono per qualche istante. Abbastanza per dare respiro alla Xenofonte.
Lo Spazio intorno alla nave iniziò a distorcersi. La sua forma si allungò per poi comprimersi. In un istante, la nave balzo in FTL, lasciandosi dietro la battaglia.
“Capitano, abbiamo controllo dell’orbita della colonia mineraria Cryntex. I nostri alleati stanno scendendo per mettere in sicurezza la stazione.”
Alleati. Fearghas non apprezzava più quel termine. Si poteva combattere a fianco di una nave un giorno e trovarsela contro il successivo. I Settori Dimenticati erano un posto brutale, dove solo la sopravvivenza contava.
L’alleato in questione non era neanche molto degno di fiducia. Era uno scienziato Dranich, troppo innamorato delle sue ricerche per dedicare tutto sé stesso alla missione.
“Signore, abbiamo un contatto, appena uscito dall’FTL, lo mostro sull’olo”
“Che nave è quella? Sembra che si stia per rompere da un momento all’altro.”
La piccola nave appena emersa accese i motori. Il metallo divenne rosso dal calore e si deformò. I motori si disallinearono e la nave cambiò improvvisamente direzione. Molteplici missili partirono dalla nave, diretti per l’alleato della Xenofonte.
“Quella nave deve rimanere in piedi. Caricate gli scudi ed eseguite un salto breve per intercettare!”
“Si, signore!”